A partire dagli anni 90 il sistema pensionistico è stato profondamente modificato. I motivi fondamentali di tale cambiamento sono stati il progressivo aumento della durata della vita media e il rallentamento della crescita economica.
In particolare:
- sono state innalzate sia l’età richiesta per andare in pensione sia l’anzianità contributiva minima;
- l’importo della pensione viene collegato all’ammontare dei contributi versati durante tutta la vita lavorativa e non più alle ultime retribuzioni versati durante tutta la vita lavorativa, alla crescita del Prodotto Interno Lordo e alla durata media del periodo di pagamento della pensione (la cosiddetta “speranza di vita” al momento del pensionamento);
- la pensione viene rivalutata unicamente sulla base dell’inflazione e non più in base all’aumento delle retribuzioni che, generalmente, è più elevato.
Tali modifiche fanno sì che, nel futuro, le nuove pensioni saranno via via più basse in rapporto all’ultima retribuzione percepita (il cosiddetto “tasso di sostituzione”). E’ questa la ragione principale per cui alla previdenza obbligatoria viene affiancato il secondo pilastro del sistema: la previdenza complementare.
La prima normativa in materia di previdenza complementare è contenuta nel decreto legislativo n. 124 del 21 aprile 1993. La materia è stata poi riformata dal decreto legislativo n. 252 del 5 dicembre 2005, che ha abrogato il precedente d.lgs 124/1993, fatto salvo per quanto previsto dall'art. 23, 5º comma, del d.lgs. n. 252/2005.